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Il volume descrive come i tre grandi filoni di pensiero dell'Ottocento in Italia (liberale, cattolico e socialista) abbiano orientato l'interesse di grandi masse di lavoratori e di cittadini verso visioni legate alla condizione umana e, nello specifico, al rapporto tra lavoro e malattia, nei due aspetti: la necessità di garantire una appropriata protezione medica e igienistico-sanitaria nei luoghi di lavoro; la condizione urbana come fattore di malattia e dunque quali provvidenze nella decisione urbanistica e in quella edilizio-architettonica debbano assumersi per garantire salute. Nell'ultima parte del volume si affrontano, dalla crisi iniziata nel 2007-08 e non ancora risolta, le strategie governative tese a privatizzare il comparto sanitario, con i relativi centri di elaborazione culturale e di scambio con i poteri forti a livello transnazionale. Per rovesciare tale trend occorre cogliere l'innovazione in biomedicina come un'occasione per riconquistare il diritto alla salute: solo il coinvolgimento della popolazione portatrice dei grandi valori di uguaglianza e di solidarietà umana può frenare il mercato della salute e portare alla luce le iniquità dell'impostura neoliberista.